I COLORI DELLA LUCE
CATALOGO DELLA PRIMA ANTOLOGICA
ALLA GALLERIA MAURI COMPRENDE LE SEIIL FASI DELLA VITA ARTISTICA DI SOLARI: DALLA
FORMAZIONE ALLA SINTESI DI LUCE ATTRAVERSO I QUATTRO ELEMENTI DI TERRA, ACQUA, FUOCO E
ARIA.
La «Tavola dello Smeraldo» ovvero la mappa dellefficienza di un erasmiano:
di Arturo Della Torre
A prima vista per chi non conosce bene Ernesto Solari sembra difficile
intravvedere sotto quellaria di professorino impegnato, con quei
baffetti che compaiono e scompaiono e con quel civettuolo cappello alla Geiar,
liniziatico cultore del mondo cabalistico e misteriosofico, che pervade ormai da
tempo la sua complessa ricerca artistica e filosofica. Eppure tutto il più recente
discorso pittorico di Ernesto, così mosso e dinamico, rimane profondamente
permeato, addirittura a livello inconscio, partendo fin dai primi segni
infantili, da una sorta di predestinazione metapsichica, che contraddistingue intimamente
e occultamente, ogni fase del suo lavoro creativo. Ho usato appositamente il
termine lavoro, perché Solari non disgiunge mai la sua originale
interpretazione personale di alcuni testi canonici dellEsoterismo magico e
psicanalitico (in particolare di Carl Gustav Jung) da una complementare ed infaticabile
attività di promozione di idee ed opere personali, sempre effettuata con una
efficiente conduzione di stile manageriale. Io, che ho lavorato con lui
nellallestimento della mostra su il Dossi e gli amici Scapigliati nel
1985, posso davvero testimoniare le invidiabili capacità organizzative del Solari
operatore culturale il quale, mentre incontra Sponsor ed Assessori vari, trova anche il
tempo per studiare i Grandi Numeri dellAlchimia Rinascimentale e dare poi, chiuso
nel suo studiolo, concretezza rappresentativa ai suoi simbolici ideogrammi.
Daltronde questa doppia identità di artista-manager risulta un po la
caratteristica eminente di questo personaggio, che ha saputo organizzare happening di
successo come quello su Leonardo, dal titolo Creatività e didattica nel 1984
oppure mostre che hanno ottenuto un grosso riscontro di pubblico come quella dedicata
lanno scorso al duo Ligabue-Mazzacurati. Ed infine, nel segno di un perenne
attivismo, meritano di essere segnalate anche certe erasmiane performances didattiche che
hanno visto coinvolte, nellintento di una auspicata interdisciplinarietà, le
diverse componenti del pianeta scolastico, in cui lui felicemente opera. Ma torniamo
allaltra immagine del Doppio e cioè al caleidoscopico tentativo del
Solari di incasellare armonicamente la sua storia di artista suddivisa in tre fasi
essenziali di sviluppo, che supera così lingenua prosopopea autobiografica di
Tra realtà e fantasia. Decisiva e indispensabile come una bussola diventa
quindi la lettura della Tavola dello Smeraldo, che riflette emblematicamente,
come in un trattato di Eraclito, la vita dei quattro elementi cosmici e cioè
rispettivamente la Terra, lAcqua, il Fuoco e lAria. E ci stupisce che
limpatto di Ernesto con una città tradizionalmente fredda come Como
abbia coinciso proprio con il suo periodo del Fuoco e cioè con quello della
rivoluzione radicale, che dà origine al mito dello sdoppiamento magico.
Infatti proprio nella nostra città, dopo gli sperimentali frammenti del Museo
Civico, Solari ha messo a punto gli strumenti filologici e cabalistici per proporre delle
inedite e provocatorie interpretazioni dei capolavori rinascimentali di Dùrer, Raffaello
e soprattutto Leonardo. Attraverso gli Archetipi dei Misteriosi segni arcani
la Gioconda diventa così la Sfinge, che schiude i segreti del Cenacolo e
cioè della Nuova Alleanza, mentre la Melencolia I di Dùrer si trasforma
nellanagramma psichico di Con le mie ali, fra i fantasmi del profeta biblico
Enoch e la Grande Piramide di
Surrid. Con tutte queste intricate rivisitazioni
esegetiche,
di carattere anche astro-zodiacale termina così la fase cosiddetta propedeutica di
approfondimento e analisi conclusa riassuntivamente lanno scorso nella
Personale allestita presso la galleria LArco di Como. Dai
bilanci di un itinerario avventuroso ed apparentemente contradditorio nasce così
lesigenza finale di una Sintesi Summa, che esalta la conquista di nuovi e terminali
(?) valori etico-estetici, racchiusi nella simbiosi esistenziale del
colore-luce, una sorta di panpsichismo luminoso che avvolge anche la galassia
dei nostri pensieri. Ma la Sfinge-Solari non ha di certo concluso per ora il suo
costruttivo viaggio nelle nebulose fantastiche e forse, leggendo queste brevi note
sorriderà, con o senza baffi, di noi, poveri alchimisti della parola.
DAL SODALIZIO CON ARTURO DELLA TORRE (INIZIATO NEL 1984/85) SONO NATE DIVERSE
IDEE ED INIZIATIVE ESPOSITIVE DI SUCCESSO: "MANZONI, IL DOSSI E GLI
SCAPIGLIATI"; "COMASCO CHI SEI?" ; "IL CIELO IN MANO"; "I
LUOGHI DELL'ARTUSI" E "LA SETTIMANA GASTRONOMICA ARTUSIANA COMASCA".
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DA UNA RECENSIONE CRITICA di Antonio Gasbarrini (il
Messaggero)
Il suo approdo poetico ad una Visione
mistico-esoterica avviene attraverso un
ricco e poliedrico percorso di lavoro
condotto sul versante della ricerca simbolica problematicizzante. Da una fase di studio
iniziale che Io ha portato a ripercorrere le esperienze più
significative dellarte classica ed avanguardistica - è giunto poi a maturare la rilettura simbolico-psicologica
di una pittura anacronistica e citazionista legata allo studio ed al recupero dei grandi
artisti o personaggi emblematici del Medioevo e del Rinascimento vicini alla cultura
neoplatonica. Spinto dalla convinzione inconscia di poter ritrovare - attra~~erso
un processo di lettura e reinterpretazione dellopera di grandi figure esoteriche
quali Leonardo, Durer o Federico Il (tanto per citare alcuni tra gli esempi più
eclatanti) - la chiave arcana celata sotto la superficie pittorica o
culturale della loro opera, è pervenuto al ritrovamento di alcune Verità
celate.
I suoi approfonditi studi kabalistici lo
hanno poi portato ad effettuare una sorta di materializzazione estetica di varie
intuizioni personali sfociate in vere e proprie performance espositive quali Melencolia di
A. Durer (Milano, 1985), Leonardo ed i
Tarocchi (Como,1990), Federico 11:Lo sguardo delLAquila (Brisighella, LAquila
e Foggia, 94-95).
Dal 1985 Solari tende ad esprimere queste
sue ricerche mistico-esoteriche anche attraverso una rielaborazione tecnica della pittura
e della grafica partita dallimpreziosimento cromatico di materiali poveri quali
carte e stracci, ottenendo cosi un effetto materico e tridimensionale di superfici
che troveranno nel drappeggio, nel gioco dei pieni e dei vuoti delle pieghe e
nellala piumata della Melencolìa dùreriana, una sorta di materializzazione arcana e filosofale. Questa ricerca ha spinto lautore, nel 1939, ad una
sintesi espressiva cromatico-concettuale simboleggiata dal punto luce.
Questa sua predilezione non può
ricondurre la poetica solariana allinterno del solco divisionista, quanto ad una
concezione visionaria ed esoterica della vita razionale sorretta dalle
trasmuta:ioni visive elaborate da un puntinista-alchemico. Il punto, di
conseguenza, costituisce la sintesi reale e concreta di una sola centralità: quella
dellAleph o punto di incontro di tutti gli opposti e contrari, topos regale della
Verità rivelata, fine principale da perseguire per ogni mistico-visionario.
La vitale luminosità emanata dal punto-luce relativamente alla diversa intensità delle
onde elettromagnetiche rilevabile durante il giorno, crea suggestioni cromatiche tali da
coinvolgere psicologicamente il fruitore
Alchimia cd esoterismo, le vie praticate da Ernesto Solari
per far emergere dai profondi abissi dellinconscio misteriosofici Arcani non scopribili nemmeno dalla scienza, convivono
da qualche decennio nella ricerca orfica di una pittura approdata al punto luce
disvelatore di una realtà
altra, 1 altra realtà. Lapprofondita rilettura dellopera di Leonardo, Dùrer e Federico 11 vieppiù è diventata per lartista romagnolo il pretesto di una iniziazione misterica finalizzata
alla ricerca della Verità
rivelata: limmagine, quindi, al
servizio della conoscenza e non della sola evasione fantastica. Il recente ritorno
di un anacronismo ed un citazionismo
post-moderni alimentati
da un
meccanico virtuosismo fine a se stesso, nulla ha da
con/dividere però
con la reinvenzione simbolica dei processi cognitivi di una pittura
ricondotta, da Solari, alle radici più remote
della comunicazione intersoggetiva
esoterica: dai Maestri (della vita e del pensiero), al discepolo e da questultimo, ai fruitori, con il medium visivo del
punto luce.
Questa concertante e concertata trasfigurazione mistica presuppone un caleidoscopico
cromatismo capace di rimettere in
discussione lapparente fissità atemporale di una figurazione
perennemente stravolta, invece, dallincidenza microfisica delle onde
elettromagnetiche.
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....opere daI
1960 al 1968
SALA A
LA FORMAZIONE......
Le opere
appartenenti al periodo di formazione (o FASE A») documentano gran parte delle prime esperienze
pittoriche iniziate alletà di nove anni fino ad arrivare alla conclusione
degli studi artistici nel 68/69. Da quella data ad oggi sono trascorsi venti anni. In
questo ventennio piuttosto intenso
di studi e ricerche ho realizzato opere che stranamente
sono facilmente riconducibili alle esperienze del suddetto periodo di formazione; ho
sviluppato in tale
periodo quelle tracce dettate da una serie di intuizioni proiettate nellallora futuro. Ciò che
appare veramente strano
e come tali esperienze, viste oggi a ritroso, siano avvenute secondo una successione
logica e razionale. Quella che io considero lesperienza di oggi rappresenta
effettivamente la somma delle esperienze di questo primo ventennio e si rivela quindi come
un risultato derivato dalle stesse idee del periodo di formazione: ne scaturisce un
processo ben delineato con una FASE A» di formazione e conoscenza, una
FASE
B» di
approfondimento e analisi, una FASE C» di sintesi del processo. Questo mio piccolo
universo rappresenta la conferma di un pensiero:... LArte deve essere
creazione dinamica e non statica: non
è il raggiungimento di un traguardo
ma di un insieme di traguardi, cioè di un processo. Non ho mai creduto infatti alle cose,
perfette, compiute, assolute, se non a Dio. Ritengo che la pigrizia mentale non possa
costituire un veicolo per larte arricchito magari attraverso una ricerca frenetica
di una tecnica o di uno stile. Una simile masturbazione non porterebbe che ad una
inevitabile ripetizione di sé, agli antipodi del processo creativo.
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...opere daI
1968 al 1975
SALA B
1: LA TERRA - Realtà
e simboli
La FASE B» odi approfondimento va
dal 1968/69 fino al 1987. Si tratta di quasi un ventennio che comprende, in successione,
quattro momenti tra loro complementari così come sono complementari fra loro i quattro
elementi che compongono luniverso: ARIA, ACQUA, TERRA E FUOCO. Vorrei pertanto
definire questo momento, così intricato e complesso, come un universo in scala delle mie
esperienze ed in particolare come la Tavola dello Smeraldo i cui elementi diventano
simboli dei quattro periodi che vanno complessivamente dal 1968 al 1987. Il primo di
questi che va dal 68 al 75 circa, corrisponde allelemento TERRA e raccoglie tutte
quelle opere legate alla conoscenza della realtà ed espresse attraverso un realismo
figurativo che tende a diventare sempre più simbolo di una realtà vivente, tra passato e
futuro, in un presente, che si vorrebbe volentieri evadere.
Le figure, infatti, hanno
lo stesso calore della sua terra, la stessa vivacità dei suoi abitanti.
......Ma Solari non è solo questo: è un pittore che sa dar vita e forma con
pochi tratti, ad un volto, sa realizzare con scultorea plasticità le figure, servendosi
anche di effetti luminosi. La luce, infatti, gioca un ruolo determinante nei quadri, in
quanto addolcisce le forme, ne accentua la intensità e le carica di suggestione surreale.
Ma, sotto laspetto vibrante e a volte, aggressivo delle immagini si cela un affiato
malinconico che vela di mistero e di simboli le figure.
Rosanna Ricci (critico darie
del Resto del Carlino)
...... Solari desidera
conoscere, ha bisogno di conoscere la realtà umana che gli sta di fronte: cerca di
dialogare con le sue immagini nel tentativo di scoprire, attraverso una naturale
sensibilità psicologica, limmagine riflessa del proprio mistero... Certo non si
può negare che Solari sia ottimista: nelle sue opere, infatti, una chiara speranza
focalizza nellinfinito ambiente naturale un rapporto di giudizi e considerazioni
reciproche sullumanità contemporanea e sullambiente.
Giampiero Tellarini
..... Ed è proprio questo suo amore per il bello, per la raffigurazione
delluomo così comè, della natura come la vediamo che egli è compreso sia
dallumile che dal colto, sia dal tormentato e dallinfelice che da colui che
tutto ha avuto o sembra avere avuto dalla vita.
Avv. Nullo Sagradini (scrittore)
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...opere dal 1975 al 1978 SALA C
2:
LACQUA: Psicologia e valori
Il
secondo periodo che va dal 1975 al 1978 circa e corrisponde allelemento ACQUA
propone un momento di riflessione psicologica, ed in particolare al recupero di certi
valori legati al passato e al tentativo di proiettarli nel futuro. Si tratta di colmare il
profondo vuoto del presente non certo attraverso dei valori assoluti ma grazie alla
riscoperta e alluso del Processo. Sono di questo periodo le opere legate
alla rottura del quadro oggetto ed alle iperstrutture.
....Il sorriso consapevole e
leggermente triste dei suoi occhi si fa ritmo, nella poesia, si fa colore e forma, sui
quadri. In fondo la poesia e la pittura, in Solari, sono una cosa unica: non è possibile
separare certe immagini pittoriche da altre, poetiche. E vengono alla mente le
bamboline col braccio rotto, i colori che singhiozzano, le feste
di campagna liete e tragiche al tempo stesso, come fossero in attesa di
unApocalissi. E vengono alla mente i versi che parlano di una gioia
perduta, di un fremito che corrode la vita, di rumori implacabili,
frastuono di una valle sola.
Mario Pincherle (paleotecnologo e
studioso di parapsicologia ed esoterismo)
Spontaneità ed istinto conducono la
mano del pittore di Forlimpopoli, che scrive col pennello e con la china, di maschere
chiamate a recitare sul palcoscenico della vita quotidiana.
Romeo Forni
(1975: da lAvanti)
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....opere
dal 1978 al 1984
SALA
D
3: IL FUOCO:
Rapporto con larcano e
larchetipo: ricerche esoteriche e cabalistiche
Il terzo periodo che va dal 1978 al 1984 circa e
corrisponde allelemento FUOCO si propone come il momento più difficIle e ricco di
conflitti interiori dovuti allimpatto con la realtà culturale comasca. Proseguendo
nella ricerca di valori legati anche a nuove dimensioni sono riuscito a ritrovare me
stesso grazie allamore per larte e per un sempre più vivo (fuoco) desiderio
di penetrarne i misteri ed i segreti più reconditi. Una strada che dal processo didattico
della creatività mi ha iniziato ai misteri dellesoterismo e dellalchimia:
temi, questi, analizzati grazie alla rivisitazione di grandi artisti del passato quali
Durer, Leonardo, ecc... Lindagine sulla cosiddetta «quinta essenza
(come la definì Leonardo) mi ha portato alla scoperta delle strutture del pensiero
creativo, agli Archetipi, alla Kabbala: argomenti che mi hanno indirizzato alla ricerca di
una centralità o complementarietà, attraverso lunione degli opposti, di quegli
opposti che hanno spesso condizionato il mio lavoro (luci e ombre, realtà e fantasia,
passato e futuro, bene e male, pace e guerra) così come gran parte della nostra società
dualistica.
....Ci sembrano molto interessanti alcuni disegni e quadri. Lontano dalle
fumisterie verbali, questa ci sembra, è pittura interessante articolata in ritmi che
tendono ad un linguaggio astratto in un gioco elegante di geometria organica.
Ubaldo Serbo (1979:da la Provincia/Como)
.... La complessità del rapporto col passato si realizza, in questa
mostra, nel ribaltamento dello svolgersi medesimo e del pensiero e dellazione..,
muovendo dalle conclusioni per risalire agli inizi ed alle premesse. Ernesto Solari
ripercorre infatti a ritroso la sua vicenda stilistica
-
dalle attuali
rivisitazioni delle avanguardie protonovecentesche alla iniziale descrittività
popolarescheggiante -stabilendo una efficace concordanza tra procedimenti della memoria e
della forma.
Luciano Caramel (1982: presentaz. alla mostra presso il mus.
civ. di Como)
OMAGGIO AD ALBRECHT
DURER E A RAFFAELLO... NELLARTE DI ERNESTO SOLARI
Ogni artista presto
o tardi sente quellimpulso irresistibile che lo porta a rivisitare larte del
passato. E vi si avventura spesso tra i problemi di carattere estetico, cromatico,
compositivo... Difficilmente il suo lavoro di indagine si approfondisce fino alle
motivazioni e al clima che quel modo di fare arte ha generato. Ernesto Solari ha invece
tatto il contrario: è partito dal profondo per arrivare a considerare e ad apprezzare gli
esiti di certe esperienze che si sono sviluppate in Europa tra il XV e il XVI secolo.
Ed ecco allora la passione per Durer, lartista sempre tormentato dalla
necessità e dallansia della perfezione. Continuamente in ricerca, va man mano
affinando la sua espressione e il ritmo della composizione si fa più fluido ed efficace.
In questa faticosa ascesa si evidenzia (e Solari ne ha puntualizzato, sia in campo
pittorico che saggistico, i più arcani aspetti) il bisogno di razionalità; di una
razionalità, però, che non interferisca con una fantasia trasognata, con una fine ed
accurata sensibilità, con la poesia delle forme. Il linguaggio pittorico allora sfrutta
la suggestione dei numeri e dei simboli spesso più eloquenti di tante parole e di tante
immagini
assimilando nel
contempo la lezione cromatica e il gusto degli italiani. Raffaello ben si inserisce in
questo discorso. È
lobiettivo, il punto di
arrivo. La sua arte è perfezione, unità, esaltazione. Nelle sue opere si legge la
risposta agli aneliti di Dùrer, una risposta fatta di leggerezza, di impalpabile levità,
di contenuta ma indiscutibile bellezza. Di fronte ai dubbi e alle perplessità del tedesco
si erge la certezza dellitaliano. In entrambi, però, rinasce luomo.
Razionale, ma capace di pazzia; legato dalla sua natura ma capace di libertà e di
scelte... Un uomo diverso per ciascuno dei due artisti, un uomo che si realizza proprio in
questo rinascimento... Lo spunto, il suggerimento è affascinante. Le
teorie teologiche, misteriosofiche, filosofiche che stanno dietro le tele e le stampe di
Dùrer possiedono una forza dirompente, così come larmonioso canto di colori e di
forme di Raffaello. A farla da padrone, però, è quellansia di ricerca, quella
aspirazione senza fine. Questa esigenza di allora è anche lesigenza di adesso di un
uomo come Solari che vuole essere artista vivo e che quindi è e sarà sempre
insoddisfatto di quello che sta facendo, perché è subito superato, bisogna subito andare
oltre. Il cammino artistico di Solari si è sviluppato su percorsi in ascesa, sempre
diversi e sempre preliminari ad altri. Figuratività e simbolismo, astrattismo e
strutturalismo sono le basi del suo operare di oggi. Le sue opere dimostrano ora una
maturità di ispirazione e di composizione che è certamente risultato del lungo studio
sugli artisti del passato. Soggetti e oggetti della sua pittura diventano forme dinamiche
evanescenti pieghe
di una veste rinascimentale
che tutto coinvolgono nel loro
gioco di colori, di toni, di linee. Gli effetti sono sorprendenti anche perché spesso il
tutto si distende e si fa freddo. Il passaggio dal movimento vivace alla quiete scuote
lanimo del fruitore e lo costringe a pensare. La visione, nel suo insieme, si fa
simbolo dellinstabilità delluomo, dellirrequieto vivere. E la calma
distensione dellimmagine trasmette suggestioni e messaggi. Nella sua nudità,
sottolineata dal ricomparire di linee rette e di numeri, riesce ad essere anchessa
eloquente. Qui ritorna quel sottile gioco tra razionale ed irrazionale, tra vissuto e
sognato, tra esistere ed essere.Solari vi si immerge, con i suoi colori che spaziano tra
le infinite composizioni consentite dalla natura e con quei segni che portano in sé
verità e messaggi. E nel suo discorso, nella sua riflessione fatta immagine,
lartista gusta quella dimensione uomo tanto cara a Dùrer e a Raffaello.
LUIGI CAVADINI (mostra "Dimensione Uomo
attualità del Rinascimento"- Gall.Temarte-Como-1983)
.... Con stile moderno, lautore della rilettura critica ha
reinterpretato pittoricamente alcuni capolavori dei tre sommi artisti del passato
(Leonardo, Dùrer, Raffaello) isolando le connotazioni linguistiche essenziali di ciascuno
e cercando dilluminarne le ragioni espressive. Risultati sorprendenti ha raggiunto
soprattutto penetrando le due opere leonardesche più celebri, la Gioconda e lultima
Cena, finendo col dimostrare lesistenza di un modulo sostitutivo comune fra Leonardo
e Durer, imperniato sulla conoscenza degli archetipi della creatività in assoluto. e ciò
malgrado la differente posizione dei due nei confronti della pittura, più razionale
nelluno, più mistica nellaltro.
Alberto Longatti (1983: da «La Provincia» di Como)
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............opere
dal 1984 al 1987
SALA E
4.LARIA
Alchimia, luce, colore e materia
Il quarto periodo che va dall84 all87 e che corrisponde
allelemento ARIA propone lapprofondimento del processo di tra-sformazione e di
rinnovamento che avviene grazie ad una fase mistico-alchemica (secondo la concezione
Junghiana). Come ho già detto non ricerco mai la perfezione formale e quindi per me
loro alchemico ~ solamente la «centralità che tento di rappresentare grazie
ad un rapporto di luce forma e colore. La natura, la realtà, la materia vengono
trasformate sulla tela dalla luce e dal colore che tende ad evidenziare lunità dei
rapporti materici innescando un processo di purificazione della materia stessa che si
trasforma e diventa elevazione e pensiero.
... Ebbene questo rintracciare i principi primi nelle allegorie delle
cose è quanto di più sublime forse concerne larte perché ad un significato visivo
ne associa un altro intuitivo ma pur sempre cosciente, oltre lirrazionale. Quando la
prima volta, lei mi parlò delle sue ricerche su Durer e Leonardo io mi chiesi,
distinto e dacchito cosa avesse a che fare uno studio tanto appassionato come
quello (a me ignoto) che lei dipingeva: e temevo che troppo studio, avvelenasse la grazia
e la spontaneità della sua espressione. Poi ho visto le sue cose, anche se
indirettamente, e mi sono tranquillizzato e non perché fossero o mi sembrassero (rifiuto
sempre le graduatorie di bellezza) dei capolavori ma perché erano... pittura, morbida,
ricca, variata, erano una ricerca dimmagini, erano quel suo volare., che tanto
ama, lala piumata della Melencolia dureriana, quella che troppo
superficialmente tutti seguitiamo a chiamare malinconia. Dirò anzi che in
taluni quadri, proprio quelli ispirati alla celebre stampa, e nel Gesù tra i
dottori e nelle sue variazioni, cè il meglio della sua spontaneità
espressiva. Segno forse che la luce della ragione illumina anche un barlume di verità.
GIORGIO MASCHERPA (1985: presentaz. cat. mostra a Milano: Gall.
Nuova Sfera)
La ricerca di Ernesto Solari, giovane artista forlivese operante a Como, su un
maestro ermetico come Albrech Durer - una ricerca che affonda le sue curiosità nei
presupposti esoterici del grande tedesco- trova un esito pittorico di certo rilievo nella
mostra presentata in questi giorni presso "La Nuova Sfera" di via San Marco. E,
mentre si distende l'illustrazione delle "scoperte" storico-artistiche
fatte"dentro" Durer, ecco che si rivela anche l'evoluzione pittorica di Solari.
Il bisogno di una sempre nuova modalità espressiva rende l'artista inquieto e lo porta a
saggiare nuovi campi e nuovi materiali. L'olio quindi perde l'esclusività per concedere
spazio a "carte e stracci" che, oltre a movimentare l'insieme pittorico,
attribuiscono ulteriore profondità alle composizioni. Questa materia, che diventa
elemento centrale del dipinto, sembra a volte contrapporsi, altre volte confondersi con le
immagini ora geometriche, ora figurative, ora di semplice richiamo, che intendono
costituire il tema del quadro. Si instaura un gioco di rapporti che assume significati che
vanno oltre l'immediato, riprendendo certe convinzioni filosofiche o pseudofilosofiche del
rinascimento europeo, e che, dal punto di vista artistico, attribuisce- anche con un
calibrato uso dei colori- vivacità alla narrazione. Il massimo di espressività (oltre
che nelle "variazioni" sul "Gesù tra i dottori" di Durer, già
presente nel 1983 a Como) mi pare raggiunto da "Con le mie ali", il dipinto che
riassume quella che, secondo Solari, è la chiave di lettura dell'opera dureriana. Il
riferimento a "Melencolia I", l'opera più enigmatica di Durer, e la
corrispondenza anagrammatica dei titoli ("con le mie ali" è l'anagramma di
Melencolia I") scompongono e ricompongono in Solari il bisogno del Tedesco di
"volare", un bisogno che si materializza in quelle ali che, fatte materia,
diventano tutt'uno con la cornice e con il quadro e si librano verso il fruitore e verso
l'alto.
LUIGI CAVADINI (Avvenire- sabato 16 marzo 1985)
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.....opere dal 1987 al
2002
SALA F
SINTESI DI LUCE E COLORE
La
«FASE C» o di sintesi del processo corrisponde alloggi ritrovato, a quel presente
che da 20 anni ricercavo. Le mie opere oggi rappresentano la «centralità» grazie alla
fusione di luce e colore: quel «Colore-luce», tanto caro ai divisionisti, appare come un
libero pensiero nello spazio, fuori da ogni condizione del tempo. La luce ed il colore
sono lenergia misteriosa che ci avvolge, unenergia che ha la capacità di far
vedere alluomo, davanti ai propri occhi, ciò che si trova dietro la propria nuca
(Einstein). I punti di luce colore rappresentano i nostri pensieri che cercano di
materializzarsi nello spazio vivente.., nella terra, nellacqua, nel fuoco,
nellaria.
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SOLARI ALCHIMISTA E
VISIONARIO
.SINTESI DI UN TRENTENNIO
Cerca di trasmettere una visione ambivalente dello spazio
(mondo/cosmo) creando spazi frattali, dimensioni infinite, facendo diventare il suo lavoro
una sorta di supporto per il pensiero, un aiuto alla conoscenza (interiore) di se stessi,
dove possa fluire ciò che è perpetuo e il rumore di quella fonte MISTICA cui attinge.
Solari non ama pensare che al mondo esistono certezze indiscutibili,
tutto è ancora da dimostrare, conquistare, tutto è così precario e poche sono le
certezze.
Egli si muove con circospezione in un territorio ambiguo, dove la
pittura e ogni forma di creazione (sperimentale) rischiano continuamente di contaminarsi
con altre manifestazioni del pensiero e/o della vita quotidiana. E un mondo
complesso il suo che si riflette in quella sorta di laboratorio che egli definisce Antro di Visionario e che può
essere spiegato soltanto attraverso le sue opere, la sua filosofia o il suo pensiero che
mira, attraverso linee-forza, pieni o vuoti, punti luce materici, a far combaciare gli
opposti o complementari.
Solari è artista dallo spirito eclettico e testimonia fin
dora la tensione verso una cultura di confine, dove la sostanza dellopera non
si manifesta tanto nellopera stessa quanto nello scarto tra differenti espressioni.
In poche parole, a Solari non interessano i due momenti isolati
della creazione, ma piuttosto il processo che, per esempio, porta la ricerca esoterica (o
kabalistica) a diventare parente della pittura (la tesi di Solari su Leonardo del 90
cercava di sottolineare la necessità di osservare unitariamente le varie forme espressive
e di ricerca di Leonardo.. altri esempi di particolare interesse sono le performance
espositive su Durer, su Federico Il di Svevia e recentemente su Leopardi ).
Per capire i significati nascosti dei suoi dipinti è necessario
prendere confidenza con questo atteggiamento.
La particolare e complessa tecnica puntinista, da lui utilizzata,
costituisce una sorta di reticolo o filtro (setaccio) in cui quasi per caso avviene una
separazione tra ciò che rimane imprigionato allinterno e ciò che passa oltre.
Tra le luci destinate a
trasformarsi in ombre scontrandosi con le forme materiche (carte e stracci) e quelle che
riescono a filtrare aldilà dello sbarramento, in un processo (imprevedibile o razionalmente
prevedibile ?) dove e esemplificato il momento traumatico del rito di
passaggio.
Si
tratta di unarte, quella di Solari, che equivale ed un tentativo di spiare la fase
centrale del processo del divenire. Solari spinge la sua operatività verso la quinta
dimensione, che sfugge alle forme
delloggetto e del tempo, e a una dimensione immateriale, definita non tanto dai
pieni quanto dai vuoti
.(spirito, pensiero, parole
).
Solari è quindi artista anomalo, che va
contro-corrente: egli non ricerca lispirazione trasmessa dal reale al proprio io ma
cerca, nel processo e nel percorso, quelle emozioni e quelle cariche creative che possono
spingerlo verso luci e bagliori di verità, nascoste nel tema della ricerca.
Ernesto Solari nei suoi ultimi elaborati sa sprigionare uno splendore
arcano di antica sapienza.
dalle sue prime opere emerge una
compiacenza surrealistica con la quale manipola immagini già codificate con innesti
provocatori, facendo divenire la sua pittura drammatica. Nei lavori più recenti spezza le
sue composizioni e rende rugose le superfici segnate dalla decadenza del tempo, pur
mantenendo cromie fondamentali. Silenzio, a volte cupo, traspare dalle sue ultime tele, ed
è imperante in esse il preannuncio di un domani dove la speranza sta nelle antiche
immagini, nei segni e simboli eterni.
Solari sogna, spera e cerca utopie. Il suo amore verso il simbolo è
indicato con precisione. Questo diviene uno strumento non umano di comunicazione,
perfetto, data la sua natura. Il pittore si pone in posizione centrale, adottando nuove ed
antiche iconografie per luomo che ha perso, tra tante cose, anche il senso
de/leterno. Un viaggio fra realtà,fantasia ed utopia, tramite due mezzi: sacro e
profano, senza tralasciare laspetto della centralità delluomo nella sua
conoscenza egoica e transpersonale, dove gli strati dellanima, risultano malgrado
tutto, tesi ad evolversi verso i/perno centrale di tutta la manifestazìone.
Mario DAnna (1987:artista, critico e Gallerista )
...La capillare, organica mostra di pittura, grafica ed installazioni
dell'artista comasco Ernesto Solari "Lo sguardo dell'aquila" interamente
dedicata alla straordinaria , calamitante figura di Federico II, è uno di quegli
avvenimenti culturali che contano. Per la metodologia inusitata di un'arte iconica
inseparabile dal suo substrato storico (immagini reinterpretate nel loro contesto
originario e riattualizzate sotto l'unificante segno di una persistente modernità); e,
soprattutto, per un'efficace sintesi fabulatoria capace di far riemergere, dalla notte dei
tempi, la forza simbolica di alcuni archetipi federiciani (l'aquila o la pitagorica
architettura ottagonale di Castel del Monte).
Sembra così di assistere ad un avvolgente concerto wagneriano, in cui l'apoteosi
eroica di un enigmatico quanto illuminato Federico II emerge non tanto dal virtuosistico
assolo di un singolo strumento (opera), ma dalla fitta trama di segni e simboli
sapientemente intersecati ( i 22 Arcani Maggiori delle carte dei Tarocchi, la
riproposizione iconografica dell'Albero della Vita di Otranto, la musicale geometria
ottagonale di Castel del Monte, ecc..)
La possibilità offerta al fruitore di una totale immersione nel passato (all'un
tempo reale ed immaginifica) al fine di riappropriarsi di tutta la salubre energia
cognitiva emanata dall'integrità simbolica presente nelle opere di Ernesto Solari, è una
via maestra da battere per una definitiva pacificazione tra arte e scienza, poesia e
ragione. "Gli auspici dei nostri emblemi trionfatori" (l'aquila ed il suo
lungimirante, rapace sguardo captato da un segno rammemorante o irraggiato da un
cromatismo riverberante) hanno trovato, forse, il compimento avveniristico della loro
forma, dopo oltre sette secoli: eppure sembra ieri, tanto moderna e attuale è questa
visionaria reincarnazione.
ANTONIO GASBARRINI (il Messaggero :17.11.1994)
..Nell'ambito della
manifestazione "Como Città dei Balocchi" 1998, Ernesto Solari, artista e
studioso di temi mistico-esoterici, riprende il discorso sul Faust con una mostra che si
propone di indagare gli aspetti più interessanti dell'opera lirica per renderla
comprensibile soprattutto a un pubblico giovane. Due i filoni che Solari segue in questa
proposta: il gioco e il mistero. Attraverso di essi si vogliono mettere in luce alcuni
aspetti della cultura ottocentesca, dal Romanticismo alla Scapigliatura, cultura che
affida spesso ad elementi simbolici il compito di raccontare quello che, per un motivo o
per l'altro, non è possibile esprimere a chiare lettere. Attraverso disegni e
illustrazioni il rapporto tra gioco e mistero si rende chiaro, puntando ad evidenziare
quelle che sono le manifestazioni, spesso camuffate e allegoriche, dell'eterna battaglia
che si combatte nella profondità dell'animo umano. Nel gioco della vita si contrappongono
così il bene e il male, l'angelo e il diavolo, il sacro e il profano e così via. Due
maniere diverse e opposte di interpretare il senso dell'esistenza e quindi di definire i
percorsi lungo i quali condurre la propria vita. Tutto in apparenza semplice, ma
complicato ormai per natura nella mente dell'uomo, che si trova spesso a confrontarsi
contemporaneamente con la fede, la scienza, la magia e altre" esperienze" che ne
segnano e a volte ne condizionano (nel bene e nel male) le scelte. L'intento della mostra
è di rendere semplici concetti che non sono tali e di darne una fruibilità il più
possibile ampia, accessibile agli adulti ma anche ai bambini. Per una maggiore
comprensione essa è documentata e spiegata in un catalogo edito da "Diakronia"
di Vigevano e proposta ai più piccoli attraverso un gioco costruito da Solari avente per
titolo "I due Principi del Bene e del Male".
Quasi vi fosse una
frattura, per la quale la costante tentazione mimetica sia messa in grado di manifestare
per antinomie il proprio congegno interno, complessivamente queste opere tendono a esporre
una struttura simbolica quasi per uso contrastante del processo tecnico. "All'apparir
del vero", che ancora preme con insistenza, si direbbe che a "cadere" è appunto l'apparenza,
perciò l'inganno, rivelandosi nel gesto che distingue e separa ben altra similitudine -
non la "natura", per Leopardi avversa, ma le sue operazioni, il suo procedimento
costruttivo, con tutta la meraviglia che ogni labirinto suscita.
Con percezione dell'enigma da sciogliere, stupefacente
nell'attesa che si manifesti, restando groviglio, nodo, spirale. In particolare e
soprattutto là dove accada che sia la luna, la generatrice dea bianca, a dominare la
scena. Nella comparazione/opposizione fra il "vagar mio
breve" e il suo "corso immortale". Dunque Solari imposta la sua lettura
visiva su una somiglianza del processo, procedendo da un riconoscibile (per esempio un
ritratto) verso una sua collocazione che risulta un'indagine sia tecnico-linguistica sia
simbolica, fino allesposizione del suo meccanismo, che non nega il persistere della
"sensibil forma", ma solo in quanto riverbero, o sogno.Si spiega in questo modo,
su certe ricorrenti impostazioni a Mandala, il coesistere di un reperto naturale in
un'architettura data per linee di forza ( di origine futurista, fra Severini e Dottori per
esempio) e la sensibilizzazione estrema del tessuto pittorico in un suggestivo
"pointillisme" divisionistico. Sensibilizzazione per la quale si denuncia
l'intensità dell'emozione lirica di fronte alla visione di una bellezza che, mentre
sembra rifiutarsi alla percezione intellettiva , quasi la impone, a distinguere fra la
dolcezza del naufragio individuale (la tentazione
" romantica") e la necessità di trattenere, di custodirne il sublime nell'artificio delle forme dell'arte.
Contraddizione solo apparente che Solari
indica (a volte con astrazione, verso esiti alla Delaunay; altre volte con riferimenti
naturalistici incrociati) nella mobilità estatica dei suoi emblemi celesti, o
"eterni giri". Istituendo un racconto fra molteplicità inafferrabile e unità
di visione, ovvero téchne esposta in modo esplicito, così che solo razionalizzando possa
continuare a riferire. E che poi riferisca un'interrogazione conferma l'autenticità del
parallelismo leopardiano.
Roberto Sanesi (critico, letterato e artista
dell'Accademia di Brera: da una presentazione alla mostra Infinito Leopardi: San
Francesco/ Como1999- Palazzo Comunale di Bertinoro 1999
L'infinito" di Giacomo Leopardi è una delle liriche più
stimolanti della letteratura italiana dell'Ottocento. La
ricorrenza del duecentesimo della nascita del poeta è stata l'occasione che ha portato
Ernesto Solari a proporre
- con un riferimento
esplicito - all'infinito - una mostra che
innesta la sua ricerca pittorica sulle stimolazioni derivate dalla lettura
delle sue opere.
Non si tratta
però di una trascrizione delle "visioni" leopardiane in pittura, quanto
piuttosto di una trascrizione delle suggestioni e degli stimoli che partendo da esse
l'artista matura dentro di sé.
Forse proprio per questo
risultano più intensi i dipinti che, nella loro astrazione, sembrano allontanarsi dalla
lettura diretta della poesia, per vivere di una
propria autonomia, che risente forse dellatmosfera
leopardiana, ma non ne è succube. Nella ricerca di Solari si ritrovano temi e modi di
precedenti sue esperienze, con il vantaggio qui del superamento in varie opere
dell'intento narrativo per un
maggiore affidamento all'estro del
pittore. Del tutto personale è l'uso di un colore tracciato "per punti",
seguendo in certo qual modo la teoria del divisionismo, della frammentazione cioè e della
ricostruzione del colore e della luce attraverso l'accosta-mento di piccole tacche di
colore.
Da rilevarsi inoltre un non lontano
riferimento al futurismo, di prima e seconda generazione, e all'aerofuturismo che gli
consente di dare dinamismo alla composizione. La mostra "Infinito Leopardi
comprende, però, anche una sezione dedicata ad una raccolta di cartoline
dartista e di composizioni poetiche. (molti gli autori comaschi rappresentati)
dedicate espressamente a Leopardi. Un piccolo omaggio che merita lattenzione del
visitatore.
LUIGI
CAVADINI (Weekend :29.1.1999)
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DALLA PRESENTAZIONE ALLA MOSTRA
"VENTI APOCALITTICI" di Vincenzo Guarracino -
SALA F1
è unesperienza del limite, abissale e necessaria,
polimorficamente protesa sempre sul difficile discrimine di un pensiero di sé e del mondo
nellatto di farsi ed essere forma, mettendo(si) ogni volta in gioco radicalmente,
quella che Ernesto Solari ha perseguito nello spazio di un ventennio, il più recente
della sua feconda creatività artistica, e che qui riassuntivamente ci propone, sotto il
titolo Venti apocalittici, allinsegna di una ricerca di senso, di verità,
liberata (giusta la qualifica di apocalittica nella sua più etimologica
accezione) e depurata da obblighi meramente rappresentativi e realistici, dalla congerie
dei segnali del reale, della vita non meno che della cultura.
Unoperazione
di indagine e riconoscimento della verità nascosta dietro le immagini, di scoperta
ed evidenziazione dellarchetipo che fonda ogni avventura di senso, esperita
attraverso passaggi successivi nellelaborazione di una visione interiore (o se si
preferisce, anteriore) e al contempo scientifica, fino a catturarne e fissarne nella forma
e nel colore momenti assoluti di un perenne divenire : è in questi termini che può
definirsi ciò che Solari ha infaticabilmente cercato e realizzato nel suo laboratorio
(fisico e mentale), che come una sorta di platonica caverna delle ombre (Antro di
Visionario, lui stesso lha definito) molto promette ancora di rivelarci.
Come di fronte
a un velo da scostare, a un sudario da rimuovere, a una siepe o a una porta da
attraversare, onde poter mirare lessenzialità di una luce necessaria, oscurata o
negata da incrostazioni e pregiudizi, il processo creativo, qui esposto e dispiegato, più
che come un itinerario pittorico lineare e conseguenziale, si configura come il progetto
di una sorta di autobiografia (o addirittura, autobiologia) intellettuale,
assiomaticamente interminabile e infinito, sovradeterminato, come si dice che siano
sovradeterminate le rappresentazioni dei sogni, dispiegandosi attraverso molteplici e
differenti espressioni, attraverso segnali, tra i quali anche (ma non
esclusivamente) la pittura. Perché questo è un dato da sottolineare : Solari, tra i
pochi a saperlo fare, è un pittore che pensa, uno che pone consapevolmente
lopera al termine di un percorso intellettuale fatto di ricerca, di riflessione, di
domande e risposte, in cui coinvolgere provocatoriamente lo spettatore.
Unesperienza,
dunque, di appressamento e svelamento, che dal preciso e
riconoscibile omphalos esistenziale di una condizione di estraneità e
migranza ha inteso protendersi e concretizzarsi per gradi nelloltre
di vasti e ambiziosi sistemi concettuali, affrontati e definiti con tutta la forza e
suggestività di cui è capace un linguaggio pittorico fatto di segni e colori di sapiente
e personale reinvenzione : sono nati così i cicli pittorici dedicati, via
via, a Leonardo, a Federico II, allAlbero della vita, allInfinito
leopardiano, al Faust, allegoria della vita, fino alla serie più recente dei
lini sindonici, a testimonianza di una fervida e inesausta
curiositas, di unansia esplorativa di materiali e risorse iconografiche
della più varia provenienza, fondata sulla consapevolezza della complessità e ambiguità
di ogni apparenza da salvaguardare e valorizzare come stimolo allintelligenza e,
perché?, al cuore.
VINCENZO GUARRACINO 2004
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Presentazione della mostra al Broletto con Roberto Borghi e Luigi Cavadini
"Le ombre del sole"
(PRESENTAZIONE ALLA
MOSTRA ANTOLOGICA..IL VIAGGIO DELL'ANIMA, COMO-BROLETTO 2014/ 21 MARZO-27 APRILE)
In
Italia, sino alla fine degli anni Cinquanta, quegli artisti che oggi definiamo simbolisti
venivano sbrigativamente raccolti nel novero generico dellaccademismo. Fu grazie a
una mostra allestita a Torino nel 1969 che sulla scia di numerose altre che si
erano tenute in Francia dalla metà del Novecento si riscoprì la pittura frapposta
come unintercapedine tra limpressionismo e le avanguardie. Il sacro e il profano nellarte dei Simbolisti
fu unesposizione che poté contare su di un richiamo mediatico tutto sommato
rilevante per lepoca, e soprattutto su di un catalogo con un testo memorabile del
curatore, Luigi Carluccio, che ho sentito il bisogno di rileggere prima di affrontare il
lavoro di Ernesto Solari.
Scriveva
Carluccio che «nel corpo dellOttocento, un organismo due volte vivo perché
dilaniato dalle antinomie che era chiamato a superare, gli impressionisti costituirono
unisola dove ogni aspetto del mondo e della vita apparve semplice e gaio, in quanto
tra le cose e locchio si era fatto come un vuoto di sensibilità, e quindi anche di
capacità critica, sicché la cosa riguardata non poteva essere altro che se stessa, cioè
la sua apparenza in un certo momento, in una certa luce». A proposito degli
Impressionisti, i Simbolisti ritenevano che «guardavano la natura con gli occhi chiusi»,
a indicare la sostanziale cecità nei confronti dello strato altro
del reale; di sé invece «dicevano di amare e cercare le ombre del sole» contrapponendo
allapologia del diurno, tipicamente impressionista, «lispirazione della notte
e i suoi misteri».
Il
simbolismo in fondo consistette in «uno sguardo posato sullaltro versante dellepoca che ci ha generato:
quello meno conosciuto, più dimenticato o più tradito; almeno culturalmente. Uno sguardo
posato sulla parte delleccitazione, o della contemplazione visionaria; della
preminenza della vita interiore, o di quella della passionalità viscerale; della notte,
infine, e dei sogni rivelatori, o liberatori».
Nel
simbolismo si manifestò «unesigenza di unità integrale, che potesse comprendere
ciò che è nelle cose e ciò che sta al di là delle cose», un bisogno di far fronte a
delle contraddizioni che, in fondo, sono «implicite alla sua poetica». «Tra tante
antinomie», Carluccio ne evidenziava «alcune essenziali, esistenziali, esiziali:
laspirazione ad acquisire la perennità delluniverso e la consapevolezza della
morte; laspirazione a raggiungere lassoluto della bellezza fisica e spirituale
e la certezza della degradazione; laspirazione a essere uno e il richiamo ossessivo
della società circostante».
Mi
sembra che, quando Solari sostiene di avere nel simbolismo il punto di riferimento della
sua arte, il primo motivo di questa affermazione stia nellalterità enucleata da
Carluccio. Daltra parte anche nei decenni in cui ha inizio e si svolge la prima
parte del suo itinerario creativo si stava generando «unisola dove tutto appariva
semplice» e anche un po «gaio», unarte isolata dalla realtà per un «vuoto
di sensibilità», ma anche per un delirio di onnipotenza modernista che le faceva credere
che il reale stesse tutto nei suoi schemi precisi e univoci. La linea che va dallOptical al Concettuale è stata forse per Solari
ciò che lImpressionismo ovvero il progenitore di queste due tendenze
è stato per il Simbolismo. Ma probabilmente ciò non è che lo sfondo della questione: la
figura su cui si staglia è invece la percezione della «preminenza» su tutto,
direi della «vita interiore», della «passionalità viscerale» e della
«contemplazione visionaria».
Se
esiste un tratto stilistico distintivo di tale primato, esso consiste nella fluttuazione
delle immagini, nella loro natura vibrante, ondeggiante, indefinita, anche quando hanno un
soggetto nitido e definito, come nei primi dipinti di Solari. Si potrebbe anche abbozzare
un tragitto dello sviluppo di questa fluttuazione: notare per esempio come riaffiori
carsicamente, come sembri attenuarsi in cicli di opere più impostate, più progettate, ma
come diventi eclatante là dove le forme sembrano generarsi spontaneamente, o quantomeno
travalicare le intenzioni del loro artefice. Ma questa descrizione risulterebbe superflua
se non si indicasse nella fluttuazione il moto proprio del simbolo, il suo specifico
dinamismo.
Simbolo è un termine carico di equivoci: una
tradizione di pensiero di matrice anglosassone, ormai accettata acriticamente dalla
mentalità comune, lo considera un mero sinonimo di segno,
cioè di un significante che rimanda a un significato. Nelle opere dei Simbolisti però laltro del simbolo, il suo cosiddetto significato, «appartiene al regno
dellignoto» come scriverà qualche decennio più tardi Jung e vive in
un rapporto di oscillazione, di manifestazione fluttuante ed enigmatica col significante.
Il
simbolo precede il Simbolismo inteso come tendenza artistica di fine Ottocento
e infatti i Simbolisti ne andarono a cercare la genesi in quellimmenso bacino
di pensiero che fu la cultura neoplatonica. La mia impressione è che Solari abbia voluto
andare ancora più indietro, abbia scelto di addentrarsi nel platonismo vero e proprio e,
anzi, nel substrato mitico, prefilosofico, ermetico del pensiero di Platone, e da lì
abbia attinto le coordinate che hanno orientato molta parte del suo itinerario espressivo
e della sua attività di indagine sulla pittura del Rinascimento. Sarebbe pleonastico che
io analizzassi il funzionamento di queste coordinate: francamente non ne sarei neppure in
grado, e in ogni caso lartista stesso saprebbe farlo molto meglio di me.
Daltra parte sono convinto che, a rendere interessante la pittura di Solari, non sia
tanto la struttura ferrea dei principi dai quali è supportata, quanto le sue
«antinomie», le sue contraddizioni feconde, una in particolare di ordine cromatico e
poetico allo stesso tempo.
La
luce che irrora i dipinti degli ultimi decenni appare come una sorta di chiarore aurorale,
una rievocazione del bagliore dellorigine. Questa luminosità assoluta resa paradossalmente così dettagliata, così
efficace, dalla tecnica della pirografia che impregna gli oggetti senza generare
ombre, è umbratile in sé, ha qualcosa di radicalmente misterioso, implicitamente oscuro.
Gli astri rifratti, trasformati e talvolta persino moltiplicati che
compaiono nelle opere sembrano più assorbire la luce che emanarla: il loro ruolo sembra
più quello di creare una gradazione sottile, millesimale, impercettibile di buio, che di
suscitare il bagliore. Certo, platonicamente, miticamente inteso, il viaggio
dellanima conduce dal buio alla luce: ma può accadere che in
pittura il sole lo si veda veramente solo attraverso le sue ombre.
Roberto
Borghi
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