APPUNTI DI VIAGGIO | |
(2023)
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CON LA MORTE DEL CRITICO, L'ARTE SPROFONDA NELL'IMPROVVISAZIONE LA MORTE DELL'ARTE E IL MERCATO DELLE BANANE
Il mio distacco dal mercato dell'arte è frutto di una constatazione che la storia dell'arte ci ha insegnato a fare: il XX° secolo ha avuto come simbolo Pablo Picasso, l'artista per eccellenza che i critici ci hanno fatto capire, apprezzare e amare nel suo complesso percorso ed io come tanti artisti usciti da studi accademici ci eravamo abituati a considerare artista colui che dopo un lungo percorso di ricerca e di maturazione delle proprie abilità tecnico-espressive riusciva a proporre attraverso un proprio stile e linguaggio le sue idee, le sue emozioni e la sua creatività. E questo era un punto di arrivo, dopo un lungo percorso. E quel lungo percorso di ricerca erano i critici a ricostruirlo ed a considerarlo, a farlo considerare anche dai galleristi. Oggi il vero critico d'arte è sparito, il critica d'arte è morto, non esiste più e serve solo a stilare i comunicati stampa delle gallerie o degli artisti (ArtsLife PDF) . Quindi il critico è diventato l'addetto stampa della galleria o dell'artista. Oggi è solo il gallerista a scoprire l'artista, il referente assoluto del sistema dell'arte. C'è da chiedersi se sia lui un vero conoscitore d'arte? A mio parere pochi lo sono veramente: molti galleristi sono impreparati e/o spesso improvvisati e portano alla ribalta artisti o pseudo artisti altrettanto impreparati e/o improvvisati. Tutto ciò sta portando l'arte verso un'agonia ed una morte sempre più vicina. La maggior parte dei galleristi, infatti, va alla ricerca della bella trovata, di un prodotto che piaccia senza neppure considerare come si sia arrivati a quel risultato se attraverso studi, sofferenze, percorsi di maturazione, o solo casualità legata ad un'idea e ad una certa improvvisazione, ciò che conta è vendere, fare breccia nel mercato con ogni mezzo. Un mercato che sembra più una giungla con migliaia e migliaia di gallerie e milioni di artisti. Ci chiediamo se può essere considerato valido un artista anche se improvvisato, cioè senza basi, senza studi, senza un percorso di crescita.....oserei dire senza una vita? L'artista rischia così di diventare un "oggetto" che crea prodotti di consumo? Oggi l'artista viene gettato (dal gallerista) sul mercato come se fosse una cavia. Se va bene al mercato l'artista continua a produrre per il gallerista fino a quando questi un giorno gli dirà oggi le tue opere non interessano più e allora??? Rischi di morire. E sono tanti gli artisti che dopo un'apparizione fugace, più o meno fortunata, sul mercato dell'arte sono scomparsi quasi definitivamente. Troppo spesso il gallerista, che basa le sue scelte sull'improvvisazione e la casualità, diventa spacciatore d'arte....e questo porta sempre più verso la morte dell'arte, e verso un mercato sempre meno disponibile a prendere fregature e a non credere più nell'arte stessa come investimento o oggetto da collezionare. Grazie, scusate ma "me ne frego", non mi interessa, non sono mai stato e non sarò mai un artista oggetto, sono vivo, ho ancora vita e voglio vivere, mi piace produrre e completare sempre più il mio percorso creativo.....questo per me è essere artista, fare arte liberamente: non produco oggetti da mercato ma il risultato di esperienze e percorsi di vita e se a qualcuno interessa questo mio percorso sarò felice di poterlo condividere e renderli partecipi di queste esperienze e di questi arricchimenti. L'arte per me è soprattutto percorso. Ogni frammento della mia vita fa parte di un mosaico e sono tante le tessere che lo compongono. Il mio estraniarmi dal mercato non significa certamente un addio al fare arte, ho ancora tante cose da dire ed esprimere. Un gallerista mi ha detto se esci dal mercato poi non riuscirai più a rientrarvi. La rete dei galleristi ha fatto di questo mercato una sorta di gabbia dorata per scimmie, una sorta di prigione per l'artista. Una volta, oltre 45 anni fa, il Padre cappellano delle carceri Nuove di Torino mi chiese se volessi andare a dipingere in una cella del carcere le Nuove ed io allora rifiutai fermamente, oggi forse, se avessi accettato, sarei più preparato alla convivenza con questo mercato delle "banane". Ernesto Solari (2023) |
2023
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OGGETTO: Una mostra alternativa su "Plinio e Leonardo" Ho preparato una mostra ed una pubblicazione sul profondo legame che Leonardo ebbe con la Naturalis Historia di Plinio di cui ricorrono i 2000 anni della nascita ed ho scritto più volte per proporla all'Assessore alla cultura del Comune di Como, all'Accademia Pliniana e alla Fondazione A.Volta ma, aldilà di un apparente interesse verso l'iniziativa, ho ricevuto solo risposte vaghe o nulla. Sembra che l'indifferenza che avvolge l'operato di Leonardo a Como debba continuare.....e pensare che il genio indiscusso del Rinascimento, così come scrisse il Prof. Carlo Pedretti nel suo "Leonardo&io", ha vissuto qui nel Ducato milanese quasi 25 anni e quindi potrebbe essere considerato un figlio adottivo del Lario ma non solo, il fatto che egli abbia vissuto nei luoghi pliniani mi ha portato alla convinzione che questa mostra possa essere un grosso contributo per la conoscenza dello stesso Plinio, e per tali motivi ho deciso di realizzarla all'interno del mio studio di via MonteGrappa 76. Un grazie anticipato a Como e a quanti vorranno sostenere questa iniziativa. Prof.Ernesto Solari =================================== Da “Leonardo & io" di Carlo Pedretti-Ed.Mondadori, 2008 …Qui torna opportuno menzionare quelli di Ernesto Solari, che nel 2004 ebbero un esito magistrale con un libro, Leonardo, l'Abbazia di Piona e il Cenacolo, affiancata a eventi espositivi e iniziative culturali che avrebbero meritato un riscontro ben più visibile di quello che potevano ricevere nell'ambito di una circoscrizione territoriale, quella lariana, peraltro da tempo riconosciuta tema di tante attenzioni, naturalistiche e tecnologiche, da parte di Leonardo stesso. Il Professor Solari continua con immutata abnegazione a portare avanti il suo programma di ricerca e di interpretazione.…..................e oggi il Professor Pedretti, che purtroppo ci ha lasciati da qualche anno, avrebbe probabilmente rincarato la dose di critiche al territorio comasco/lariano visto il disinteresse verso una mostra che propone a Como, per la prima volta ed in modo cosi approfondito, il legame fra Plinio, la sua Naturalis Hystoria e Leonardo da Vinci. (ciò che mi ha fatto più dispiacere è l'aver visto in mostra pochissimi fra i miei 5/6.000 ex allievi e loro parenti, che in altre occasioni sono stati presenti, probabilmente il tema pliniano non era di loro interesse, o forse non conoscono quanta importanza ha avuto la Naturalis Hystoria per la storia, la cultura e l'arte del Rinascimento... Mi spiace per loro e per Como che ha perso un'altra opportunità) |
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I MIEI TOTEM LIGNEI Dipingere, scolpire, modellare, disegnare, incidere sono linguaggi che mi consentono di realizzare non degli oggetti o dei prodotti fine a se stessi ma dei frammenti di un dialogo a piu' voci che vivono o fanno vivere o rivivere uno spazio. La narrazione fra elementi espressivi ed aspetti contaminanti appartenenti allo spazio fisico in cui la narrazione avviene, determina la materializzazione dell'Aleph, cioè dell'unione degli opposti o degli elementi complementari che è da alcuni anni il mio obiettivo principale. Il mio scopo artistico é pertanto il raggiungimento, o la creazione, di tale complementarietà che può avvenire solo attraverso una coralità di elementi diversi, opposti o contaminati. Le mie mostre sono quindi costituite non da una serie di opere ma da una coralità di strumenti che suonano insieme, che dialogano insieme, che urlano insieme per il raggiungimento di un unico fine, che è la sintesi, o la somma, di tutti i frammenti o elementi protagonisti della mostra stessa. Se al centro dello spazio vedrete un totem, vi accorgerete che questo dialoga o interagisce con i frammenti che lo attorniano, potrà interagire e dialogare con un dipinto, una scultura o un altro totem che è stato collocato al suo fianco. Ogni mostra diventa pertanto un intreccio di fili, di drappi, di pieni e vuoti che armonicamente portano ad un risultato non oggettivo ma mentale, filosofale, psicologico, mistico......, è quindi un'installazione legata da un dialogo, da un pensiero creativo e a volte anche risolutivo, poichè l'Aleph è luce. La pittura, seppur meccanica, non viene abbandonata, ma trasformata in materia e forma plastica attraverso i totem bifacciali e puntinisti. La particolare e complessa tecnica puntinista, che utilizzo da oltre un trentennio, costituisce una sorta di filtro o setaccio in cui, quasi per caso, avviene una separazione tra ciò che rimane imprigionato all’interno e ciò che passa oltre. Non cerco l’ispirazione trasmessa dal reale al proprio io ma, nel processo creativo, cerco quelle emozioni che possono spingermi verso bagliori di verità, nascosti nel tema della ricerca del dialogo, della comunicazione, ma anche delle contaminazioni che cambiano, a volte inconsapevolmente, la nostra vita. La constatazione e la consapevolezza di vivere in una realtà di contaminazioni convive con l’idea che al mondo esistano molte incertezze, espresse attraverso i labirinti silenziosi, i roboanti gironi danteschi e i diluvi apocalittici. In questa condizione di ambiguità e di energie contrapposte si muove l’artista; attingo dai simboli, dalle allegorie, dalle energie e dai sensi per trovare il mio filo di Arianna, quella luce che ha il potere di illuminare e guidare la genesi creativa tra spirito e materia. La recente produzione è sempre più legata all'utilizzo del legno attraverso applicazioni, a caldo e freddo, della pirografia e dell'incisione. L'intento è quello di trasferire quasi specularmente su tavole di legno i miei simbolici punti luce o punti materici. E la luce, come ci ha insegnato l'arte del passato, dà vita al colore, elemento che, essendo nato come pittore, non ho voluto escludere dai miei linguaggi e dai miei dialoghi. Questa luminosità assoluta, resa paradossalmente così dettagliata, così efficace, dalla tecnica della pirografia, può essere spiegata attraverso la filosofia, il pensiero, lo spirito, ma anche grazie a certe tecniche o materiali semplici e poveri. Utilizzare elementi semplici e poveri per unire gli opposti e renderli complementari. La mia è una sorta di gnosi creativa il cui fine primario è proprio la ricerca dell’unità, intesa non tanto come risultato conclusivo ma come processo che vive attraverso varie fasi della vita o della conoscenza e il Totem diventa specchio o perno monumentale di questa mia creatività.(*) E.Solari |
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